Nel mondo frenetico di oggi, sempre più persone cercano modi naturali per sostenere il proprio benessere fisico e mentale. Quando si tratta di ritrovare energia e vitalità, noi di Brezzo abbiamo saputo unire i tesori dell’alveare in una gamma di prodotti che racchiude la forza e la purezza della natura. Al centro di questa gamma ci sono quattro prodotti chiave: Cocktail Reale, Polline, Pappa Reale e Propoli. Questi prodotti, oltre a essere simboli della tradizione apistica, sono vere e proprie miniere di sostanze nutritive e benefici per il corpo e la mente.
Il Cocktail Reale è il fiore all’occhiello! Una potente miscela di miele, polline, pappa reale e propoli, studiata per offrire un supporto completo a chi desidera mantenersi in forma o affrontare periodi di stress e fatica. Il miele, noto per il suo potere energizzante, fornisce una dose immediata di zuccheri naturali, regalando una spinta istantanea di energia. Il polline, uno degli ingredienti più preziosi, è un vero superfood: contiene proteine vegetali di altissima qualità, vitamine e minerali che supportano il sistema immunitario e migliorano il benessere generale.
E poi c’è la pappa reale, vero elisir naturale, ricco di vitamina B5, fondamentale per il metabolismo energetico e per contrastare lo stress psicofisico. Questo ingrediente, che in natura è prodotto dalle api e destinato all’ape regina, è noto per le sue proprietà tonificanti e stimolanti, particolarmente utili in periodi di stanchezza o convalescenza. Infine, la propoli, che svolge un’azione protettiva e antibatterica, è un aiuto naturale contro i malanni stagionali, rendendo il Cocktail Reale un prodotto completo e versatile.
Ma non è solo il Cocktail Reale a portare i benefici dell’alveare nella nostra quotidianità. Il Polline delle api, con il suo profilo nutrizionale unico, è un alimento essenziale per chi cerca un sostegno naturale al proprio benessere.
Ricco di vitamine A, C, B e antiossidanti, il polline è una fonte incredibile di energia e vitalità. Questo piccolo miracolo della natura non solo aiuta a rinforzare il sistema immunitario, ma contribuisce anche a migliorare l’equilibrio nutrizionale, rendendolo ideale per affrontare i cambi di stagione. Per gli sportivi, è una fonte preziosa di proteine vegetali, aminoacidi e flavonoidi, che aiutano il recupero muscolare e proteggono le cellule dai danni ossidativi. Il polline è consigliato a chiunque desideri rafforzare le proprie difese immunitarie e migliorare il benessere quotidiano, contribuendo anche a contrastare la fatica fisica e mentale. Un solo cucchiaino di polline è sufficiente per soddisfare gran parte del fabbisogno vitaminico giornaliero.
E poi c’è la Pappa Reale, spesso considerata il “cibo degli dei” per via delle sue incredibili proprietà nutrizionali. Questo prodotto è da sempre apprezzato per la sua capacità di stimolare le difese immunitarie e di migliorare la resistenza psicofisica. Ricca di vitamine, proteine e sali minerali, la pappa reale è particolarmente utile nei periodi di maggiore sforzo fisico o mentale. Il suo effetto tonificante è noto da secoli e viene consigliato anche per migliorare la memoria, contrastare l’ansia e supportare la crescita nei bambini e negli adolescenti.
Inoltre, la pappa reale è un ottimo rimedio naturale contro la spossatezza e i sintomi dello stress, aiutando a recuperare rapidamente energie e vitalità. Questo prezioso alimento, da assumere preferibilmente a stomaco vuoto, diventa un alleato indispensabile per affrontare le sfide quotidiane, soprattutto nei momenti in cui le difese immunitarie sono più basse.
A completare il quadro troviamo la Propoli, un dono prezioso dell’alveare utilizzato fin dall’antichità per le sue proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie. La propoli è un potente alleato nella protezione dell’organismo, particolarmente utile durante i mesi invernali per prevenire e contrastare i disturbi delle vie respiratorie. Questo prodotto naturale agisce come uno scudo contro batteri e virus, aiutando a mantenere il sistema immunitario in perfetta efficienza. Grazie alla sua azione antibatterica e antivirale, la propoli è diventata un rimedio naturale molto apprezzato, utilizzata anche come coadiuvante per trattare lievi infezioni o infiammazioni della gola.
Come avrete capito siamo particolarmente fieri di questi prodotti che non sono semplici integratori, ma veri e propri tesori naturali che racchiudono il meglio dell’alveare. Il Cocktail Reale, il polline, la pappa reale e la propoli rappresentano una combinazione perfetta di salute, energia e protezione, ideali per chi desidera prendersi cura del proprio benessere in modo naturale ed efficace.
Scegliere questi prodotti significa non solo beneficiare delle loro straordinarie proprietà, ma anche connettersi con una tradizione antica, fatta di rispetto per la natura e per i suoi preziosi doni.
Più sostenibile, più controllato e anche più buono.
Mai come in questo momento acquistare miele italiano è importante. Non solo come impegno di solidarietà nei confronti di un settore che è stato tartassato dalla concorrenza extraeuropea, ma come scelta di qualità nei confronti di un prodotto squisitamente italiano, che non ha paragoni in fatto di controlli, gusto e varietà.
Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Fabio Brezzo, titolare insieme al fratello Andrea e al papà Giuseppe.
Fabio, l’attuale emergenza sanitaria ha colpito l’apicoltura?
Come tutte le imprese legate ai ritmi della natura, l’apicoltura non si è potuta fermare. Abbiamo così cominciato a raccogliere il miele di melo, tarassaco e ciliegio, ora sta cominciando la raccolta dell’acacia. Naturalmente, sono state prese tutte le misure di sicurezza necessarie, ma la posizione isolata delle arnie e la possibilità di lavorare autonomamente, non hanno creato problemi di assembramento.
Quali sono allora le sfide dell’apicoltura nazionale?
Diciamo che, negli ultimi anni, il mercato italiano è stato invaso da mieli provenienti da mercati europei ed extraeuropei. Un’operazione che ha danneggiato l’apicoltura nazionale a causa dei prezzi molto bassi di questi ultimi, presenti per la maggior parte nella grande distribuzione. Mai come quest’anno sarà importante acquistare miele italiano: non solo un gesto di solidarietà e di orgoglio per un settore tipicamente italiano, ma anche per una scelta consapevole di qualità.
Che differenze ci sono tra miele italiano e miele estero?
Innanzitutto in termini di genuinità e sicurezza. In Italia abbiamo normative rigide e controlli diffusi, che responsabilizzano tutta la filiera, dall’allevamento delle api al confezionamento del miele.
Ci puoi fare qualche esempio?
Da noi è vietato l’impiego di sulfamidici, antibiotici e di pesticidi. Questo non accade sempre fuori dai confini italiani, dove il controllo su queste sostanze è molto meno stringente. Sovente, in particolare presso la grande distribuzione, si trova in vendita miele che è il risultato di miscele di mieli di diverse origini, europee ed extraeuropei, in gran parte provenienti dalla Cina. Questa pratica, pur consentita dalla legge, fa perdere al prodotto finito la sua connotazione originaria e, a nostro avviso, confonde il consumatore. Il miele italiano, inoltre, subisce meno manipolazione, minor trasporto, meno sbalzi di temperatura prima di arrivare sulla tavola dei consumatori. Tutto questo aiuta a preservare la sua purezza e le sue preziose proprietà. Infine, il miele italiano per via della sua straordinaria ricchezza organolettica, è stato riconosciuto come qualitativamente superiore all’assaggio.
Fabio e Giuseppe Brezzo controllano i telaini da favo all’interno delle arnie
Ci sono anche stati stati casi di contraffazione?
Di fronte a prezzi esageratamente bassi, può addirittura capitare che il miele proveniente da diverse origini sia il risultato di contraffazione. Non si tratta quindi di “vero” miele ma di sciroppi artificiali di tipo zuccherino simili al miele ma che con il miele vero non hanno nulla a che vedere. Questa pratica illegale è stata peraltro oggetto di diverse inchieste giornalistiche e ha confermato un timore presente all’interno del nostro mondo. uestopQuesto
In che senso?
L’incredibile biodiversità del nostro paesaggio ci fornisce un numero infinitamente superiore di mieli monofloreali. Basti pensare che, nella sola provincia di Cuneo se ne producono almeno 13 varietà, contro le 3 o 4 dell’Ucraina, che è grande almeno 100 volte la Granda. Non solo: la stessa varietà di miele, in Italia, ha un gusto più profondo e articolato, perché può contare su di una straordinaria diversità di biotipi all’interno della stessa famiglia di piante. Tanto che gli appassionati sanno distinguere un miele italiano di acacia da uno prodotto in altri Paesi europei, per esempio.
Fabio e Giuseppe Brezzo
Brezzo ha controlli ancora più rigidi sul suo miele?
Tutto il miele che produciamo e che selezioniamo viene analizzato accuratamente e viene invasettato solo se rispetta i più restrittivi standard di qualità e sicurezza. Per preservarne la genuinità, inoltre, non viene sottoposto a pastorizzazione o stress termici di alcun tipo, garantendo il massimo della qualità. La nostra filosofia è che il miele è già “perfetto” quando nasce e il compito dell’apicoltore è quello di mantenerlo il più possibile nella sua purezza originaria.
Dunque, perché è importante acquistare miele italiano?
È più sostenibile, più garantito e… più buono. Nel particolare momento storico in cui ci troviamo, infine, è una scelta di responsabilità e solidarietà verso i tanti apicoltori già colpiti da una concorrenza “sleale”, che oggi vogliono ripartire e farlo attraverso un prodotto che non ha confronti.
It is more sustainable, more controlled and tastier.
Never before has buying Italian honey been this important. It does not only represent an important commitment and a display of solidarity to a sector that has been up against extra-European competitors, but it is also a choice in favour of quality, embracing an authentic Italian product that cannot be compared in terms of quality control, flavour and variety.
To find out more, we have interviewed Fabio Brezzo, owner of Brezzo together with his brother Andrea and his father Giuseppe.
Fabio Brezzo
Fabio, has the current health emergency affected apiculture?
Like all businesses closely linked to the rhythms of nature, beekeeping has not stopped. We have started to collect apple, dandelion and cherry honey, and now the acacia harvest is starting. Of course, we have taken all the necessary safety precautions, but the isolated location of the hives themselves and the possibility of working autonomously have ensured that gathering of people would not be possible.
So what are the challenges for the national apiculture?
We can say that, in recent years, the Italian market has seen the arrival of honeys from European and non-European markets. This has greatly damaged Italian apiculture due to the very low prices of these products, mostly present in large retail stores. Never before has buying Italian honey been this important: it is not merely a gesture of solidarity and a show of pride for a typically Italian sector, but it is also a conscious choice in favour of quality.
What are the differences between Italian honey and foreign honey?
The first difference is regarding authenticity and safety. In Italy, there are strict regulations and widespread controls that encourages the whole supply chain to be responsible, from the breeding of the bees to the packaging of honey.
Can you give us some examples?
In Italy, we are prohibited from using sulphonamides, antibiotics and pesticides. This is not always the case outside Italian borders, where control on the use of these substances is much less stringent. Often, particularly at large retail stores, the honey sold is the result of a mixture of honeys with different origins, European and non-European, and these mostly come from China. This practice, although permitted by the law, causes the finished product to lose its original components and, in our opinion, this might confuse the consumer. Furthermore, Italian honey undergoes less handling, its transport does not take too long and it goes through lesser temperature variations before reaching the final consumer. All of this helps in preserving its purity and important properties. Lastly, due to its extraordinary organoleptic richness, Italian honey has been long recognized as being qualitatively superior in terms of flavour.
Have there also been cases of counterfeiting?
With exaggeratedly low prices, it is possible that honey coming from different places is a counterfeited product. Therefore, it is not “real” honey but a mix of sugar-like and artificial syrups similar to honey, but have nothing to do with the real product. This illegal practice has also been the covered by several journalistic investigations, which have confirmed a fear present within our industry. uestopQuesto
What do you mean?
The rich biodiversity of our environment provides us with an infinitely greater number of monofloral honeys. Consider that, in the province of Cuneo alone, at least 13 varieties of honey are produced, compared to the 3 or 4 made in Ukraine, which is at least 100 times the size of the Granda. Not only that: in Italy, the same variety of honey has a deeper and more complex flavour, because it can count on an exceptional diversity of biotypes within the same plant family. This means that, for example, honey enthusiasts can distinguish an Italian acacia honey from one produced in other European countries.
Fabio e Giuseppe Brezzo
Does Brezzo have even stricter controls on its honey?
All the honey that we produce and select is carefully analysed and can only be packaged if it passes the most restrictive quality and safety standards. Moreover, in order to preserve its authenticity, it does not undergo any kind of pasteurization or thermal stress, guaranteeing maximum quality. Our philosophy considers honey to be already “perfect” when it is made, and the beekeeper’s job is to maintain its original purity as much as possible.
So why is it important to buy Italian honey?
It is more sustainable, highly guaranteed and… tastier. In this particular historical moment in which we find ourselves, buying Italian honey means making a responsible choice and showing solidarity to the numerous beekeepers affected by an “unfair” competition: these are people who want to start again by making a product that has no equal.
Il miele è una delle esperienze gustative più autentiche che vi possano capitare: la natura ce lo regala così come verrà gustato. In questo post vi spieghiamo come Brezzo porta il miele dalle arnie alla tavola rispettando la sua “perfezione naturale”
Il miele è un alimento che nasce perfetto. Lungo tutto il suo ciclo produttivo, subisce poche o nulle manipolazioni, sia nella fase di produzione, affidata alle api, sia in quella di raccolta, filtrazione e invasettamento. Perché si possa gustare così «naturale», il miele richiede un profondo rispetto verso le sue produttrici, le api, e verso la materia prima, che deve essere accompagnata al consumo attraverso lavorazioni delicate e attente a non alterarne le caratteristiche organolettiche e il rapporto con il territorio, di cui si fa espressione.
IL FRUTTO DI UN DIFFICILE EQUILIBRIO La produzione di miele richiede la combinazione ideale di più fattori. Il clima, le api e i fiori devono interagire perfettamente tra di loro affinché sia possibile una buona raccolta. Non è infatti sufficiente che ci siano i fiori perché le api possano produrre miele, ma servono anche le giuste condizioni di temperatura e umidità che permettano ai fiori di rilasciare il loro nettare. E’ un equilibrio sottile e difficile da ottenere, soprattutto in questi ultimi anni dove purtroppo sono in corso evidenti cambiamenti climatici.
Come produciamo il nostro miele? Ve lo raccontiamo in pochi, semplici passaggi.
IL NETTARE DELLA NATURA
Il miele non esiste in natura, è il prodotto del faticoso lavoro delle api, il loro capolavoro. La sua materia prima è duplice:
Il nettare – non il polline – dei fiori. Le api bottinatrici (ovvero le raccoglitrici) suggono la sostanza viscosa e zuccherina prodotta dagli organi ghiandolari dei fiori, e la trattengono all’interno del loro corpo.
La melata. Sostanza zuccherinaprodotta dal metabolismo di afidi e altri piccoli insetti che si nutrono della linfa delle piante. Le api raccolgono la melata da rami e foglie dove viene depositata, in ambienti in cui è scarsa la produzione di nettare, come i boschi. La melata, sebbene diversa dal miele di nettare, è da considerarsi un miele a tutti gli effetti.
Le api bottinatrici di un’arnia possono trasportare fino a 5 kg di nettare al giorno, visitando oltre 200 mila fiori. Ogni ape può percorrere anche 40 km in un aggio di 3 km: per riempire la sua sacca melaria visita oltre 150 fiori
CI VUOLE STOMACO
Una volta raccolto il nettare o la melata, la prima trasformazione avviene all’interno dell’ape, nella sacca melaria, posta nell’addome. Il nettare si è mischiato alla saliva della bottinatrice arricchendosi di enzimi che hanno la proprietà di scindere il saccarosio in glucosio e fruttosio: il miele comincia a formarsi nello stomaco delle api!
IL MIELE VENTILATO
Le bottinatrici depongono il nettare nelle famose celle esagonali dell’alveare, costruite in cera, che fungono da dispensa e vengono chiamate favi. Qui avviene un’operazione assai curiosa. Api ventilatrici sbattono le ali per asciugare e far maturare il miele, sottraendo acqua e permettendogli una conservazione prolungata. Ci vuole circa un mese perché il miele raggiunga il giusto grado di maturazione. A questo punto, le api operaie lo sigillano con un sottile strato di cera.
Il miele non ha bisogno di conservanti perché le api lo hanno già pensato come scorta di cibo a lunghissima conservazione!
UN FURTO GENTILE
Compito dell’apicoltore è quello di perpetrare un … furto. Ma con delicatezza e attenzione. Al termine della fioritura va ad estrarre il miele, ma non lo prende tutto. “Ruba” soltanto la parte in eccedenza, quella contenuta nel melario (la parte superiore dell’alveare). Le scorte, contenute nel nido, non vengono mai intaccate perché servono alle api per il loro nutrimento. Con un apposito strumento il miele viene disopercolato, si toglie cioè il sottile strato di cera che sigilla le celle. Il miele è pronto a fluire.
GIRA LA SMIELATURA
A questo punto i favi disopercolati vengono posti in cilindrirotanti che, grazie alla sola forza centrifuga, estraggono il miele.
DECANTAZIONE, AL CONTRARIO
Il miele non ha bisogno di alcun intervento chimico o di tipo termico. Viene filtrato e convogliato in contenitori di acciaio dove riposa e si purifica tramite decantazione per affioramento. In superfice emergono le bolle d’aria createsi durante la smielatura e salgono tutte le impurità. Il miele, più pesante, si deposita sul fondo.
INVASETTAMENTO
Il miele ormai maturo e libero da tutte le impurità può essere avviato all’invasettamento. In tutto il processo la materia prima non viene mai alterata chimicamente, né termicamente, ma procede dall’arnia al contenitore finale attraverso soli processi meccanici e di filtrazione.
Per evitare di pompare il miele, i nostri decantatori sono posti al piano inferiore rispetto agli smielatori: un passaggio che evita manipolazioni e alterazioni, mantenendo una maggiore purezza
NIENTE INSEMINAZIONI NÉ PASTORIZZAZIONI
Non operiamo nessuna inseminazione del miele, ovvero non misceliamo miele di diversa natura per ottenere cristallizzazioni più uniformi. Questo snaturerebbe la genuinità del prodotto, slegandolo dalla sua componente territoriale. Il miele di Brezzo non subisce pastorizzazione. Non viene sottoposto cioè a temperature elevate al fine di renderlo più liquido al momento dell’invasettamento.
La pastorizzazione del miele facilita la lavorazione e rende il miele liquido, esteticamente fluido. Ma altera la sua genuinità: fa sì che la parte viva del miele (gli enzimi titolari degli effetti benefici del miele stesso) vengano distrutti.
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Honey is one of the most authentic taste experiences that exists: nature in its pure form, exactly how it should be savored. Here, we’ll explain how Brezzo brings honey to your table, respecting its natural perfection.
Honey is born perfect. During its production cycle, it undergoes very few manipulations (or none at all), from production by bees to harvest, filtering, and packaging. Honey deserves a deep respect in terms of its producers, the bees, and towards the product itself, which should be gathered and consumed with attention and care so as not to alter its natural characteristics and rapport with the territory that it expresses.
FRUIT OF A DIFFICULT BALANCE The production of honey requires the ideal combination of numerous factors. The climate, bees, and flowers must interact perfectly for a good harvest. It’s not sufficient that there are just flowers for bees to make honey, but there must also be the right temperature and humidity conditions that allow the flowers to produce nectar. The balance is delicate and difficult to obtain, especially in these past few years in which, unfortunately, climate change is disrupting the balance.
How do we produce our honey? We’ll tell you in a few simple steps.
NATURE’S NECTAR
Honey is the masterpiece of bees, and it has two primary ingredients:
The nectar – not the pollen – of flowers. The forager bees ingest this viscous, sugary substance from the flower’s glandular organs.
The honeydew. This sugary secretion is produced by small insects that feed on plant sap. Bees collect the honeydew from stems and leaves where it has been deposited in areas where nectar is scarce, like in forests.
Forager bees can transport up to 5 kg of nectar in one day, visiting over 200,000 flowers. Each bee can also travel 40 km in a 3 km range, visiting over 150 flowers to fill its pollen basket, or corbicula.
FROM THE FLOWER TO THE STOMACH
Once the nectar or honeydew is collected, the first transformation of the material happens within the bee in its stomach. The nectar mixes with the bee’s saliva, which enriches it with enzymes that turn sucrose into glucose and fructose. Honey begins its transformation in the stomach of bees!
DRYING THE HONEY
The foragers deposit the nectar in the hexagonal wax cells of their hive, which serve as storage areas and together form the honeycomb. Here, a very interesting process takes place. The bees flap their wings to dry out the honey, evaporating water and allowing for longer conservation. This process takes about a month until the honey reaches the right degree of water content. At this point, the worker bees seal it in the wax cells, called “capping.”
Honey doesn’t need conservatives because the bees already treat it as a long-term food supply!
A CAREFUL BURGLARY
The apiculturist’s work is to pull off, essentially, a burglary. But this is done with gentleness and great care, and not all the honey is extracted. Only the excess honey is “stolen,” that which is contained in the supers (the upper section of the hive). The stored honey in the hive is never touched, because it provides nutrients and replenishment for the bees. Using a special tool, the cells are uncapped and the honey can be extracted.
ROUND AND ROUND
At this point, the extracted hive is put in a rotating cylinder that extracts the honey via centrifuge.
THE OPPOSITE OF DECANTING
Honey has no need of chemicals or temperature interventions. It is filtered and gathered in stainless steel containers where it rests and purifies via a type of decantation. Air bubbles that were created during the centrifuge rise to the surface, with all impurities. The pure honey is heavier, and so remains on the bottom.
JARRING
The honey, free of impurities, can now be jarred. During the entire production process, the honey is never altered chemically or thermally, but goes from the hive to the jar using only mechanical means.
To avoid pumping the honey, our decanters are located one level lower than the extractors, avoiding manipulations and alterations to maintain purity.
NO ADDITIONS OR PASTEURIZATION
We add no additional honey to the original, which some do to obtain uniform crystallization. This would spoil the genuineness of the product and disconnect it from its territory. Brezzo honey is also not pasteurized. It is never subjected to high temperatures to liquify it to help with jarring.
Pasteurization makes the honey more fluid and thus easier to jar, but it alters its authenticity, destroying the living components of the honey (the enzymes, which carry beneficial properties).
«Italia, pizza e mandolino». «Italia, terra di poeti e naviganti».
Dovremmo aggiungere «Italia, terra del miele».
Eh già, perché nel ricco panorama dei prodotti tipici della nostra penisola il miele occupa un posto di primissimo piano, anche se spesso dimenticato.
Le peculiarità geografiche dell’Italia la rendono estremamente ricca di ambienti naturali: montagna alpina e appennino; collina e pianura; foreste di latifoglie e di conifere; mare, laghi, lagune e ambienti fluviali. Ciascuno dei quali è “terreno fertile” per lo sviluppo di piante e fiori caratteristici, materia prima senza la quale, sarebbe impossibile produrre miele.
Soprattutto, la grande disponibilità nella nostra penisola di fiori e piante diverse, con diversi tempi di fioritura, permette una ricca raccolta di miele monoflora, ovvero miele il cui nettare proviene, in netta prevalenza, da un’unica origine botanica, tanto da risultarne sufficientemente caratterizzato dal punto di vista delle peculiarità analitiche e soprattutto organolettiche.
L’Italia, essendo il paese con la maggior biodiversità al mondo, è la regione geografica che regala il maggior numero di miele monofora. L’elenco comprende oltre 50 varietà diverse: dall’acacia ai mieli di agrumi (arancio, limone. mandarino); dal timo al corbezzolo; dal castagno all’eucalipto, passando per il miele di trifoglio, sulla, rododendro, tiglio, ciliegio, girasole, tarassaco e cardo, solo per citarne alcuni. Senza contare le melate di bosco e di abete, che le api producono a partire dalle sostanze zuccherine secrete dagli afidi delle piante.
L’Italia è un unicum nel mondo del miele: un territorio estremamente differenziato che mette a disposizione un gran numero di fioriture scalari di essenze ad alto valore mellifero
CUNEO, LA “PROVINCIA MELLIFERA”
All’interno della vasta produzione di mieli monoflora italiani, la provincia di Cuneo spicca sulle altre. Qui la concertazione di fioriture è eccezionale, grazie alla varietà di paesaggi e specie botaniche.
Nella Granda la raccolta del miele inizia appena sboccia la primavera, grazie ai gialli fiori di tarassaco, per poi proseguire con quella dell’acacia, che fiorisce a inizio maggio fino ai 1000 metri di altezza. Il miele di castagno viene bottinato dalle api a partire da metà giugno, mentre quello di rododendro, la “rosa delle alpi”, una vera rarità perché prodotto nei pressi dei pascoli a più di 1500 metri, avviene da metà giugno a metà luglio (inoltre i fiori del rododendro impiegano 2 anni per sbocciare!).
La stagione del miele prosegue, a fine giugno, con le fioriture del tiglio, un miele giallo oro che può presentarsi o più o meno cristallizzato e con un tipico profumo “mentolato”, e termina a luglio-agosto, con la melata di bosco e di abete, perché gli afidi amano il caldo e l’umidità delle foreste.
Atlante dei mieli italiani prodotti da Brezzo
GERVASIO BREZZO E IL NOMADISMO
Tante e tali sono le varietà di miele che è possibile produrre in provincia di Cuneo, che qui, verso la metà del ‘900, si sono sviluppati i primi esperimenti di apicoltura nomade razionale, ovvero la pratica di spostare le arnie nei tempi e nei luoghi in cui avvengono le fioriture; per raccogliere, lungo tutta la primavera e l’estate, diversi tipi di miele monoflora.
I primi esempi di nomadismo ci arrivano dall’antico Egitto e dai Romani, che muovevano le arnie lungo il corso dei fiumi, ma si trattava di operazioni volte ad aumentare la produttività, non la “purezza botanica”. Fu Don Giacomo Angeleri a introdurre in Piemonte la pratica del nomadismo e a formare in merito i professionisti del settore. Alle sue lezioni partecipava anche Gervasio Brezzo, fondatore dell’omonima azienda apistica (>>leggi il nostro post dedicato alla storia dell’apicoltura Brezzo) allora giovane ed energico apicoltore.
Gervasio fu uno dei primi “allevatori di api” a capire l’importanza del nomadismo per differenziare l’offerta e aumentare l’interesse commerciale e qualitativo dei mieli allora prodotti. Le foto di Gervasio e dei suoi figli che caricano le arnie su vecchi camion alla volta dei pascoli alpini hanno fatto storia; sono i primi documenti piemontesi in merito alla pratica del nomadismo apistico.
Così racconta un bell’articolo di Paolo Faccioli dedicato all’apicoltura in Val Varaita
[Gervasio Brezzo] Andò a prendere accordi col cognato di un pastore che portava le pecore a Monteu, percorrendo un tragitto di sette ore in bicicletta, ed ebbe la disponibilità: “La vallata è tutta vostra”, si sentì dire. Si procurò un residuato bellico, che impiegò cinque ore per percorrere 130 chilometri, e le api arrivarono mezze asfissiate. Ma la prima esperienza portò l’entusiasmo alle stelle, fece costruire 100 nuovi alveari e il secondo anno fece transumare una settantina di famiglie.
Oggi è anche grazie a Gervasio e alla sua lungimiranza che la famiglia Brezzo continua a tenere viva la pratica del nomadismo, diventando l’azienda italiana che produce la maggior varietà di mieli uniflorali.
[:en]«Italy, pizza and mandolin». «Italy, the land of poets and sailors».
We could also add «Italy, the land of honey».
Indeed, because among the many traditional products of our peninsula, honey is one of the most important – even though it is often forgotten.
The unique geographical characteristics of Italy has endowed it with a rich ensemble of natural resources: the Alps and the Apennines; hills and plains; forests of broad-leaved and coniferous trees; seas, lakes, lagoons and rivers. Each is a “fertile soil” for the growth of typical plants and flowers, an important element without which producing honey would be impossible.
Above all, the great availability of different flowers and plants – with different blooming periods – in our peninsula allows the rich collection of monofloral (or unifloral) honey: this is made with nectar that predominantly comes from a single plant species, an element that characterizes its analytical and organoleptic properties.
Italy, a country endowed with a rich biodiversity, is the geographical region that offers the greatest number of monofloral honey. The list includes over 50 different varieties: acacia, citrus (orange, lemon, mandarin), thyme, lavender, chestnut, eucalyptus, clover, French honeysuckle, rhododendron, basswood, cherry, sunflower, dandelion and cardoon, to name a few. This does not include wood and fir honeydew, which bees produce from the sugary substances secreted by plant aphids.
Italy is unique in the world of honey: an extremely diversified territory which provides a great number of essences – in continuous bloom – that produce honey
CUNEO, THE “HONEY PROVINCE”
Within the vast production of Italian monofloral honeys, the province of Cuneo stands out from the rest. Here, the concurrence of flowering is exceptional, thanks to the variety of landscapes and plant species.
In the Granda, honey harvest begins as soon as spring comes, thanks to the yellow dandelion flowers, and it continues with the acacia flowers, which bloom in early May at the height of 1000 metres. Chestnut honey is foraged by bees starting from mid-June, while honey from rhododendron – the “rose of the alps” – a real rarity because it is produced near pastures at more than 1500 metres, is gathered from mid-June to mid-July (rhododendron flowers take 2 years to bloom!).
Honey season carries on, at the end of June, with the flowering of basswood, which produces a golden yellow coloured honey that can be more or less crystalized and has a typical “menthol” scent, and it ends between July and August, with wood and fir honeydew, because aphids like the heat and humidity of the forests.
GERVASIO BREZZO AND NOMADISM
Many and such are the varieties of honey which can be produced in the province of Cuneo that here, towards the mid-1900s, the first experiments in rational nomadic apiculture have been developed: it refers to the practice of moving the hives in accordance to the time and place in which flowering occurs, in order to gather different types of monofloral honey during spring and summer.
The first examples of nomadism have been practiced in Ancient Egypt and also by the Romans, who would move the hives along the rivers; but these have been aimed at incrementing production, and not at developing “botanical purity”. Giacomo Angeleri had introduced nomadism in Piedmont; he had also trained professionals in this field. Gervasio Brezzo, founder of the company of the same name (>>read our post about the history of Brezzo apiculture), who was then a young and energetic beekeeper, has also attended his lessons.
Gervasio was one of the first “bee breeders” who had understood the importance of nomadism in order to differentiate the product and increment the commercial and qualitative appeal of the honey produced. The photos of Gervasio and his sons who loaded the beehives on rickety trucks directed to the alpine pastures have made history: these are the first documents in Piedmont about the practice of apicultural nomadism.
Here is what a beautiful article by Paolo Faccioli had to say about apiculture in Val Varaita
[Gervasio Brezzo] He went to make arrangements with the brother-in-law of a shepherd who brought sheep to Monteu, covering a seven-hour stretch by bicycle, and he had the means: “The valley is all yours”, he heard him say. He had gotten hold of a war remains, which took five hours to cover 130 kilometres, and the bees had arrived almost suffocated. But this first experience has gotten him really excited: he had ordered 100 beehives to be made and in the following year he had migrated about seventy families.
Thanks to Gervasio and to his intuition, today Brezzo has continued to keep the practice of nomadism alive, becoming the Italian company which produces the most varieties of unifloral honeys, coming from eight Italian regions: Piedmont, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicily and Sardinia.
Perché le api sono attirate dai fiori? Scopritelo nel nostro nuovo post!
Il polline e il nettare sono il nutrimento fondamentale delle api e si trovano nei fiori e nelle piante.
Il primo fornisce soprattutto le proteine e riveste un ruolo principale per la nutrizione delle larve e delle api nutrici, il secondo arricchisce di zuccheri la dieta di questi insetti. I fiori, al fine di potersi riprodurre tramite impollinazione, mettono in atto una serie di strategie per trarre a sé le api. Alcune di queste sono molto semplici e conosciute, altre sono invece frutto di lavoro di seduzione a dir poco straordinario che, evoluitosi per milioni di anni, si è espresso in forme del tutto sorprendenti.
Una conversazione “onesta”, a scosse di Volt
Una curiosa tecnica usata dai fiori per attrarre gli impollinatori è quella di inviare segnali elettrici per comunicare la quantità di polline e nettare a disposizione.
Lo studio viene dall’Università di Bristol. Gli scienziati hanno spiegato che, attraverso scosse elettriche, i fiori rivelano all’ape la quantità di polline e nettare presente al loro interno: avverrebbe quindi una sorta di conversazione “onesta”, in cui la funzione dell’impollinatore verrebbe compensata da una palese promessa di “bottino”.
Ma come viene usata quest’arma di seduzione? I fiori sarebbero in grado di modificare la propria carica elettrica che, fino a 200 Volt, verrebbe percepita dalle api. Il piccolo e invisibile “scambio” trasmetterebbe quindi informazioni preziose all’impollinatore, spinto a posarsi su di un fiore piuttosto che su un altro. D’altra parte i fiori sono generosi: come affermano gli studiosi Daniel Robert, l’ultima cosa che vorrebbero è «attrarre un’ape per poi non riuscire a fornire nettare».
A qualcuno piace dolce: l’udito dei i fiori
Nel dicembre del 2018 sono stati pubblicati i risultati di alcuni esperimenti atti a verificare un’ipotesi davvero particolare.
Lilach Hadany, ricercatrice della Tel Aviv University, si era chiesta se anche le piante, proprio come gli animali, fossero in grado di percepire i rumori. I suoi studi su di una pianta della famiglia delle Onagraceae, l’Oenothera drummondii, hanno mostrato che la concentrazione di zucchero presente nel nettare di questa specie incrementa gradualmente dopo il passaggio delle api. A scatenare la dolcezza delle secrezioni non era però il bottinare degli insetti, ma le vibrazioni delle ali delle api, che l’Onagraceae è in grado di cogliere su precise frequenze. Al contrario, se sollecitata dalle vibrazioni del vento, ad esempio, la quantità di zucchero nel nettare non cambia. La prova che anche le piante possono “ascoltare” è arrivata sottoponendo i fiori a frequenze registrate simili a quelle prodotte dalle api: la concentrazione di zuccheri, ha mostrato la ricercatrice israeliana, aumentava anche del 20%!
Why are bees attracted to flowers? We explore this answer in our latest blog post!
Pollen and nectar, the fundamental nourishment for bees, and are found in flowers and plants.
The former mainly supplies proteins and plays a main role in feeding the larvae and nurse bees, the latter enriching the diet of these insects with sugars. However, it is a symbiotic relationship as he flowers need the bees to reproduce. In order to achieve pollination, the flowers implement a series of strategies to draw the bees to them. Some of these methods are very simple and well-known, others are instead the result of the work of seduction, to say the least. These extraordinary methods that have evolved over millions of years and are still surprising.
An “honest” conversation, with electric shocks
A curious technique used by flowers to attract pollinators is to send electrical signals to communicate the amount of pollen and nectar available. The study comes from the University of Bristol. Scientists explained that, through electric shocks, the flowers reveal to the bee the quantity of pollen and nectar present inside them; therefore, a sort of “honest” conversation would take place, in which the function of the pollinator would be compensated by a clear promise of “booty”. But how exactly does this seduction work? The flowers are able to change the electric charge up to 200 volts, which is still perceived by bees. The small and invisible “exchange” conveys valuable information to the pollinator, who is driven to rest on that flower rather than another. But fear not, the flowers are generous. As scholar Daniel Robert puts it, “the last thing they would like is to attract a bee and then fail to provide nectar”.
Some like it sweet: the flowers listen
In December 2018, the results of experiments to verify a very particular hypothesis were published. Lilach Hadany, a researcher at Tel Aviv University, wondered if plants, like animals, could hear noises. Looking at a plant of the Onagraceae family, the Oenothera drummondii, he discovered that the concentration of sugar present in the nectar of flowers gradually increased after the passage of bees. The increase was triggered by the perception of the vibrations produced by the wings of the bee, which the flower was able to grasp on precise frequencies. In fact, the flowers maintained the same amount of sugar in the nectar when stressed by similar vibrations produced by the wind. By subjecting the flowers to the recorded sounds of bees or similar frequencies, the concentration of sugars in the nectar increased by 20%.
Le api sono un microcosmo incredibile, retto da regole che hanno affascinato filosofi e politici di ogni tempo per la loro incredibile organizzazione collettiva. Le api vivono in colonie immense nelle quali ciascun individuo compie un ruolo preciso per la sopravvivenza del gruppo.
In questo post abbiamo voluto raccogliere alcuni numeri delle api, cifre e fatti che sicuramente ne aumenteranno fascino e meraviglia.
L’APE REGINA
L’ape regina incarna davvero lo spirito dell’alveare. È l’ape di maggiori dimensioni, vive più a lungo di qualunque altra e a lei è affidata la sopravvivenza della colonia. Un’ape regina può deporre fino a 2 mila uova al giorno, consumando pappa reale pari a 80 volte il suo peso!
Se la regina rappresenta l’identità dell’alveare, l’operaia ne è la colonna portante. Essa è un’ape versatile, instancabile, operosa. Svolge numerosi compiti a seconda dell’età: nutre la regina e le larve, bottina il polline, costruisce il favo, raccoglie il nettare e lo trasforma in miele, lo immagazzina nelle celle, lotta ferocemente per mantenere la sicurezza della colonia. È un’ape multitasking!
ALVEARE
L’alveare non è un luogo, ma un essere vivente. Viene infatti definito «superorganismo», una sorta di “mente collettiva” che è più della semplice somma delle sue parti. L’alveare garantisce funzioni che le singole api, anche nelle loro categorie, non sono in grado di svolgere. La sua organizzazione non dipende mai dai singoli, ma dall’insieme. Gli studiosi considerano l’alveare come un’entità dotata di un metabolismo, una fisiologia e anatomia particolari: proprio come fosse composto da organi, di cui il favo è il corpo fisico.
Bees create incredible microcosms. They build societies that are governed by rules of collective organization that have long fascinated philosophers and politicians. Bees live in immense colonies in which each individual bee plays a critical role for the colony’s overall survival; there is no room for selfish behaviour.
Today we are sharing some facts, figures, and numbers that are sure to increase your wonder of these incredible animals.
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