Il miele è una delle esperienze gustative più autentiche che vi possano capitare: la natura ce lo regala così come verrà gustato. In questo post vi spieghiamo come Brezzo porta il miele dalle arnie alla tavola rispettando la sua “perfezione naturale”
Il miele è un alimento che nasce perfetto. Lungo tutto il suo ciclo produttivo, subisce poche o nulle manipolazioni, sia nella fase di produzione, affidata alle api, sia in quella di raccolta, filtrazione e invasettamento. Perché si possa gustare così «naturale», il miele richiede un profondo rispetto verso le sue produttrici, le api, e verso la materia prima, che deve essere accompagnata al consumo attraverso lavorazioni delicate e attente a non alterarne le caratteristiche organolettiche e il rapporto con il territorio, di cui si fa espressione.
IL FRUTTO DI UN DIFFICILE EQUILIBRIO La produzione di miele richiede la combinazione ideale di più fattori. Il clima, le api e i fiori devono interagire perfettamente tra di loro affinché sia possibile una buona raccolta. Non è infatti sufficiente che ci siano i fiori perché le api possano produrre miele, ma servono anche le giuste condizioni di temperatura e umidità che permettano ai fiori di rilasciare il loro nettare. E’ un equilibrio sottile e difficile da ottenere, soprattutto in questi ultimi anni dove purtroppo sono in corso evidenti cambiamenti climatici.
Come produciamo il nostro miele? Ve lo raccontiamo in pochi, semplici passaggi.
IL NETTARE DELLA NATURA
Il miele non esiste in natura, è il prodotto del faticoso lavoro delle api, il loro capolavoro. La sua materia prima è duplice:
- Il nettare – non il polline – dei fiori. Le api bottinatrici (ovvero le raccoglitrici) suggono la sostanza viscosa e zuccherina prodotta dagli organi ghiandolari dei fiori, e la trattengono all’interno del loro corpo.
- La melata. Sostanza zuccherinaprodotta dal metabolismo di afidi e altri piccoli insetti che si nutrono della linfa delle piante. Le api raccolgono la melata da rami e foglie dove viene depositata, in ambienti in cui è scarsa la produzione di nettare, come i boschi. La melata, sebbene diversa dal miele di nettare, è da considerarsi un miele a tutti gli effetti.
Le api bottinatrici di un’arnia possono trasportare fino a 5 kg di nettare al giorno, visitando oltre 200 mila fiori. Ogni ape può percorrere anche 40 km in un aggio di 3 km: per riempire la sua sacca melaria visita oltre 150 fiori
CI VUOLE STOMACO
Una volta raccolto il nettare o la melata, la prima trasformazione avviene all’interno dell’ape, nella sacca melaria, posta nell’addome. Il nettare si è mischiato alla saliva della bottinatrice arricchendosi di enzimi che hanno la proprietà di scindere il saccarosio in glucosio e fruttosio: il miele comincia a formarsi nello stomaco delle api!
IL MIELE VENTILATO
Le bottinatrici depongono il nettare nelle famose celle esagonali dell’alveare, costruite in cera, che fungono da dispensa e vengono chiamate favi. Qui avviene un’operazione assai curiosa. Api ventilatrici sbattono le ali per asciugare e far maturare il miele, sottraendo acqua e permettendogli una conservazione prolungata. Ci vuole circa un mese perché il miele raggiunga il giusto grado di maturazione. A questo punto, le api operaie lo sigillano con un sottile strato di cera.
Il miele non ha bisogno di conservanti perché le api lo hanno già pensato come scorta di cibo a lunghissima conservazione!
UN FURTO GENTILE
Compito dell’apicoltore è quello di perpetrare un … furto. Ma con delicatezza e attenzione. Al termine della fioritura va ad estrarre il miele, ma non lo prende tutto. “Ruba” soltanto la parte in eccedenza, quella contenuta nel melario (la parte superiore dell’alveare). Le scorte, contenute nel nido, non vengono mai intaccate perché servono alle api per il loro nutrimento. Con un apposito strumento il miele viene disopercolato, si toglie cioè il sottile strato di cera che sigilla le celle. Il miele è pronto a fluire.
GIRA LA SMIELATURA
A questo punto i favi disopercolati vengono posti in cilindri rotanti che, grazie alla sola forza centrifuga, estraggono il miele.
DECANTAZIONE, AL CONTRARIO
Il miele non ha bisogno di alcun intervento chimico o di tipo termico. Viene filtrato e convogliato in contenitori di acciaio dove riposa e si purifica tramite decantazione per affioramento. In superfice emergono le bolle d’aria createsi durante la smielatura e salgono tutte le impurità. Il miele, più pesante, si deposita sul fondo.
INVASETTAMENTO
Il miele ormai maturo e libero da tutte le impurità può essere avviato all’invasettamento. In tutto il processo la materia prima non viene mai alterata chimicamente, né termicamente, ma procede dall’arnia al contenitore finale attraverso soli processi meccanici e di filtrazione.
Per evitare di pompare il miele, i nostri decantatori sono posti al piano inferiore rispetto agli smielatori: un passaggio che evita manipolazioni e alterazioni, mantenendo una maggiore purezza
NIENTE INSEMINAZIONI NÉ PASTORIZZAZIONI
Non operiamo nessuna inseminazione del miele, ovvero non misceliamo miele di diversa natura per ottenere cristallizzazioni più uniformi. Questo snaturerebbe la genuinità del prodotto, slegandolo dalla sua componente territoriale. Il miele di Brezzo non subisce pastorizzazione. Non viene sottoposto cioè a temperature elevate al fine di renderlo più liquido al momento dell’invasettamento.
La pastorizzazione del miele facilita la lavorazione e rende il miele liquido, esteticamente fluido. Ma altera la sua genuinità: fa sì che la parte viva del miele (gli enzimi titolari degli effetti benefici del miele stesso) vengano distrutti.
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Honey is one of the most authentic taste experiences that exists: nature in its pure form, exactly how it should be savored. Here, we’ll explain how Brezzo brings honey to your table, respecting its natural perfection.
Honey is born perfect. During its production cycle, it undergoes very few manipulations (or none at all), from production by bees to harvest, filtering, and packaging. Honey deserves a deep respect in terms of its producers, the bees, and towards the product itself, which should be gathered and consumed with attention and care so as not to alter its natural characteristics and rapport with the territory that it expresses.
FRUIT OF A DIFFICULT BALANCE The production of honey requires the ideal combination of numerous factors. The climate, bees, and flowers must interact perfectly for a good harvest. It’s not sufficient that there are just flowers for bees to make honey, but there must also be the right temperature and humidity conditions that allow the flowers to produce nectar. The balance is delicate and difficult to obtain, especially in these past few years in which, unfortunately, climate change is disrupting the balance.
How do we produce our honey? We’ll tell you in a few simple steps.
NATURE’S NECTAR
Honey is the masterpiece of bees, and it has two primary ingredients:
- The nectar – not the pollen – of flowers. The forager bees ingest this viscous, sugary substance from the flower’s glandular organs.
- The honeydew. This sugary secretion is produced by small insects that feed on plant sap. Bees collect the honeydew from stems and leaves where it has been deposited in areas where nectar is scarce, like in forests.
Forager bees can transport up to 5 kg of nectar in one day, visiting over 200,000 flowers. Each bee can also travel 40 km in a 3 km range, visiting over 150 flowers to fill its pollen basket, or corbicula.
FROM THE FLOWER TO THE STOMACH
Once the nectar or honeydew is collected, the first transformation of the material happens within the bee in its stomach. The nectar mixes with the bee’s saliva, which enriches it with enzymes that turn sucrose into glucose and fructose. Honey begins its transformation in the stomach of bees!
DRYING THE HONEY
The foragers deposit the nectar in the hexagonal wax cells of their hive, which serve as storage areas and together form the honeycomb. Here, a very interesting process takes place. The bees flap their wings to dry out the honey, evaporating water and allowing for longer conservation. This process takes about a month until the honey reaches the right degree of water content. At this point, the worker bees seal it in the wax cells, called “capping.”
Honey doesn’t need conservatives because the bees already treat it as a long-term food supply!
A CAREFUL BURGLARY
The apiculturist’s work is to pull off, essentially, a burglary. But this is done with gentleness and great care, and not all the honey is extracted. Only the excess honey is “stolen,” that which is contained in the supers (the upper section of the hive). The stored honey in the hive is never touched, because it provides nutrients and replenishment for the bees. Using a special tool, the cells are uncapped and the honey can be extracted.
ROUND AND ROUND
At this point, the extracted hive is put in a rotating cylinder that extracts the honey via centrifuge.
THE OPPOSITE OF DECANTING
Honey has no need of chemicals or temperature interventions. It is filtered and gathered in stainless steel containers where it rests and purifies via a type of decantation. Air bubbles that were created during the centrifuge rise to the surface, with all impurities. The pure honey is heavier, and so remains on the bottom.
JARRING
The honey, free of impurities, can now be jarred. During the entire production process, the honey is never altered chemically or thermally, but goes from the hive to the jar using only mechanical means.
To avoid pumping the honey, our decanters are located one level lower than the extractors, avoiding manipulations and alterations to maintain purity.
NO ADDITIONS OR PASTEURIZATION
We add no additional honey to the original, which some do to obtain uniform crystallization. This would spoil the genuineness of the product and disconnect it from its territory. Brezzo honey is also not pasteurized. It is never subjected to high temperatures to liquify it to help with jarring.
Pasteurization makes the honey more fluid and thus easier to jar, but it alters its authenticity, destroying the living components of the honey (the enzymes, which carry beneficial properties).